Il tema dell’abolizione delle Province è oggetto di discussione da diverso tempo, a più livelli e la campagna elettorale delle politiche dello scorso anno, a destra e a sinistra, al centro, agli estremi, ha avuto alcuni punti di contatto, tra i quali il contenimento della spesa pubblica attraverso, anche, l’abolizione di entità dispendiose, quali le province.
Organismi sovracomunali, sottoregionali, nate antecedentemente alla costituzione delle Regioni, erano, già a partire dalla loro costituzione, destinate ad essere superate da istituzioni più adatte, per dimensione, vicinanza, capacità decisionale e poteri, a rappresentare i bisogni dei cittadini.
La Provincia si caratterizza oggi per il fatto di presentarsi come una entità astratta misconosciuta ai più, ragione peraltro dell’attuale disinteresse della maggior parte dei cittadini all’espressione del proprio voto nelle imminenti amministrative. Realtà dalle competenze dai confini labili, scarsamente conosciute anche dai pratici, sotto più profili coincidenti con le competenze spettanti ad altre istituzioni amministrative, percepite come scarsamente utili alle reali necessità della quotidianità.
A conoscenza ormai di tutti l’enorme spesa pubblica, imputata al mantenimento di questi enti. Nel marzo dello scorso anno l’Eurispes aveva rilevato la necessità anche economica della abolizione di questi enti. Nel solo 2006 le Province hanno speso complessivamente 13 miliardi di euro, contro gli 11 di flussi finanziari in entrata ed i 2 di indebitamento. Di tali 13 miliardi il 18,3% sono spese per il lavoro dipendente, contro il 28,4% dei consumi intermedi, il 22,3% di investimenti fissi lordi ed il 31% di tutte le altre voci di spesa. Nellipotesi in cui il personale (62.778 tra dirigenti e impiegati), venisse re-impiegato in altre Amministrazioni o Istituzioni locali, labolizione delle Province consentirebbe un risparmio complessivo di 10,6 mld nel 2006, dal momento che verrebbero meno tutte le altre voci di spesa.
Oggi, vigilia delle nuove amministrative, l’argomento sembra esser tornato in secondo piano e le poche voci isolate che continuano a propugnare la necessità del superamento delle Province non sembrano avere un’idea prospettica circa l’organizzazione amministrativa, una volta scomparsi questi enti.
Dal canto suo l’attuale Governo parla di “svuotamento” degli enti intermedi tra Comune e Regione, attraverso il compromesso tra il Pdl e la Lega che dovrebbe sostanziarsi nell’elaborazione del nuovo Codice degli Enti Locali, per la ripianificazione della Pubblica Amministrazione. Allinterno del nuovo codice è contenuta lidea è che “non da questa volta ma dal prossimo ciclo, cioè tra quattro o cinque anni”, alla scadenza della prossima tornata amministrativa, “le Province molto probabilmente non saranno più quelle che abbiamo conosciuto fino a oggi…”.
E così la decisione continua a rinviarsi, e si radica ulteriormente l’idea, presente nella coscienza dei più, che fino a che questi enti daranno “posti a sedere” ad una classe dirigente, il loro superamento non sarà possibile.
Un atto di coraggio, quindi, e un atto di riformismo, quale solo una candidata del PD, oggi, può permettersi di esprimere, è quello di proporre se stessa, la propria candidatura e le proprie competenze, al servizio della comunità e della sua reale necessità, anche laddove questa si esprima nella necessità del superamento della istituzione alla cui amministrazione si sta oggi concorrendo.
Perciò l’impegno forte di chi avrà l’onere e l’onore di rappresentare i cittadini a livello provinciale dovrà senza dubbio contemplare anche l’idea di porsi come traghettatore per il superamento della realtà provinciale e la sua sostituzione con realtà che siano vicine ai cittadini, alle loro esigenze nella loro quotidianità.
Se il futuro che soppianterà le Province sarà rappresentato da Città Metropolitane, da consorzi di comuni o da altri organismi e istituzioni ancora da ideare, dovremo deciderlo insieme. Ciò che conta è che dovrà trattarsi della costituzione di una realtà che consenta la redistribuzione della ricchezza a livello più basso e garantisca i principali servizi alla popolazione attraverso una vicinanza effettiva ai cittadini e ai loro bisogni.
TRATTO DAL SITO DELLA CANDIDATA PER MIRANO ALLE ELEZIONI PROVINCIALI DEL 6 E 7 GIUGNO 2009, MARIA ROSA PAVANELLO.
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